Un posto al sole: Eduardo è libero, ma l’ex boss si è macchiato di numerosi reati
Un posto al sole: Eduardo è libero, ma l’ex boss si è macchiato di numerosi reati
Eduardo Sabbiese in passato era a capo di un temibile clan camorristico e ha commesso numerosi reati tuttavia è sostanzialmente a piede piede libero
Nelle puntate di Un posto al sole attualmente in onda sono ricomparsi Clara ed Eduardo. Quest’ultimo nei mesi scorsi è entrato nel programma di protezione testimoni dopo aver fornito informazioni cruciali per smantellare il suo ex clan. La domanda che alcuni telespettatori è: perché un ex boss della camorra, coinvolto in numerosi crimini, è libero? A seguire un’analisi di questa vicenda.
Perché Eduardo è libero?
Eduardo Sabbiese è un personaggio molto amato dai fan di Un posto al sole e per ragioni di trama gli autori hanno celto di lasciarlo libero.
Tuttavia, mettendo da parte per un attimo il concetto di sospensione dell’incredulità, emerge una vera e propria voragine narrativa.
Se un criminale decide di collaborare, ottiene sicuramente dei vantaggi, come sconti di pena, regimi carcerari più favorevoli e una garanzia di incolumità per sé e per i suoi cari, ma non viene rimesso in libertà. È vero che ci sono molte persone inserite nel programma di protezione testimoni che vivono libere, ma non si tratta di delinquenti.
I crimini del boss Sabbiese
Eduardo è stato in carcere, ma solo per pochi mesi, un tempo decisamente insufficiente per scontare una pena adeguata. Alcuni potrebbero obiettare che “non ha mai fatto male a nessuno,” ma anche questa affermazione è discutibile.
È difficile credere che un boss della camorra come Eduardo non sia responsabile almeno indirettamente di crimini gravi. La serie ha già mostrato alcuni dei suoi reati, che basterebbero da soli per garantirgli anni di prigione: possedeva armi, tra cui pistole e mitragliatori, e una borsa piena di queste è persino finita nelle mani di un minorenne, Manuel.
Ha poi minacciato Alberto con una pistola. Inoltre, godeva di “rispetto” e timore tra i commercianti, un chiaro segnale della presenza di un racket ben organizzato. Anche se ha scelto di stare lontano dal traffico di droga, in stile “Padrino,” questo non lo rende certo un uomo onesto. Qualcosa infatti doveva pur finanziare la sua organizzazione criminale.
Il rapporto con Damiano
Uno dei momenti chiave nella storia di Eduardo è stata la sua collaborazione con Damiano. Inizialmente, il boss ricattava Renda, convinto di averlo in pugno. In realtà, il poliziotto stava agendo in collaborazione con la magistratura. Durante quel periodo, Sabbiese ha commesso diversi crimini, tra cui l’occultamento del cadavere di Pasquale, il rapimento e il ricatto di Damiano. Tutti reati accuratamente documentati, poiché Damiano operava come infiltrato.
In un’altra scena, vediamo Eduardo mandare in ospedale un abitante del quartiere che aveva fatto del male a sua madre: un gesto che può sembrare “da criminale gentiluomo,” ma che rimane pur sempre un’aggressione.
Infine, per raggiungere la vetta del clan, Eduardo avrà sicuramente commesso altri reati.
Non è un semplice delinquente di quartiere, ma il capo di un’organizzazione, pertanto porta sulle spalle anche la responsabilità per i crimini dei suoi uomini, spesso ancor più gravi di quelli compiuti direttamente da lui.